La Stampa.it – La brasiliana con il trolley uccisa da chi la conosceva

Brescia, l’autopsia: incinta al quarto mese. Al setaccio le sue relazioni
inviato a brescia

Sul davanzale dell’ufficio di Gambara, il paesone della Bassa Bresciana dove hanno ammazzato Marilia, qualcuno ha lasciato un mazzo di fiori gialli e neanche un biglietto. Un gesto anonimo di chissà chi, in questa cittadina di cinquemila abitanti che la «brasiliana» la vedeva passare col suo trolley e la sua piccola auto rossa. Che si chiamasse Marilia Rodrigues Silva Martins e avesse ventinove anni appena, quasi tutti lo hanno scoperto dai giornali. «Povera ragazza…», dicono al Caffè in faccia agli uffici della Alpi Aviation Do Brasil, dove lavorava come impiegata e dove è stata trovata ammazzata venerdì pomeriggio, prima colpita alla testa e alla nuca, poi strangolata da qualcuno che la conosceva bene, troppo bene in questo paese dove Marilia davvero la conosceva nessuno.
«Era molto riservata, non dava confidenze…», racconta la farmacista. La prima a dire il nome della ragazza ai carabinieri, chiamati sul posto dal proprietario dell’appartamento, il geometra Giacomo Conzadori cha ha l’ufficio attaccato, cercava dei documenti d’archivio e invece se l’è trovata davanti a terra, a braccia spalancate, i lividi sul collo e il sangue già rappreso. «Ho avuto paura… Ho visto una sagoma per terra e due braccia protese…», ripete per la milionesima volta alle telecamere che battono il paese dove Marilia la conosceva davvero nessuno.
È stata la farmacista, che le aveva venduto prima dei test di gravidanza e poi dei farmaci per la non facile gestazione, a dire che Marilia era incinta. L’autopsia agli Spedali Civili ha confermato che la ragazza era al quarto mese. I carabinieri aspettano gli esiti degli esami del Dna sul feto, perché sono convinti che tutta la storia sia lì, in quella gravidanza magari non voluta ma non dalla ragazza dal passato ancora indecifrabile. Tanto per dire sono passati tre giorni da quando l’hanno trovata morta e ancora non sono riusciti a trovare i suoi parenti in Brasile.
Di lei si sa che aveva lavorato fino a quattro anni fa come hostess nella compagnia Air Dolomiten, che aveva avuto una relazione con un ragazzo che era finita da poco e che da meno di un anno lavorava alla Alpi Aviation Do Brasil, una piccola compagnia che commercia ultraleggeri. Il titolare della società, Claudio Grigoletto, moglie e due figli e la passione per il volo, è stato il primo a essere interrogato dai carabinieri. E poi lo hanno sentito ancora ieri. «Non posso dire nulla, parlate col mio avvocato…», rispondeva al cellulare quando ancora si aspettavano gli esiti dell’autopsia, quando ancora gli investigatori cercavano di mettere insieme i tasselli del puzzle della vita di Marilia. Un lavoro non facile anche perché la giovane risulta senza fissa dimora, ultimo domicilio conosciuto in Calabria, le notti passate spesso sul divano dell’ufficio dove l’hanno trovata morta. O in albergo, o da qualche amica o dall’ex fidanzato che molti in questo paesone identificano con il titolare della società. Le solite voci di paese, un paese dove sa niente nessuno e si aggrappa alle parole di circostanza del sindaco Tiziana Panigara: «Siamo costernati per quello che è successo a questa povera ragazza. Speriamo che il nostro comune non sia stato teatro dell’ennesimo caso di femminicidio». Perché alla fine è quello che pensano tutti. Un fidanzato troppo geloso che non è il padre. Un padre che non voleva – o non poteva – essere più di un amante occasionale.
«Stiamo stringendo i tempi… Stiamo ricostruendo il circuito relazionale della vittima…», non vuole sbilanciarsi il comandante dei carabinieri di Brescia, Giuseppe Spina. Non vuole farlo perché chi ha ucciso Marilia la conosceva bene, ha agito di impulso, ha cercato in modo maldestro di nascondere le tracce aprendo il gas e cercando di provocare un’esplosione. La ragazza è stata trovata in ufficio, ma la porta blindata era chiusa a chiave dall’esterno. Il vicino che ha scoperto il corpo è entrato da un appartamento confinante ma di sicuro c’entra niente perché anche a lui hanno ribaltato la vita e verificato ogni movimento. Lo stesso gli investigatori hanno fatto con i due titolari della Alpi Aviation Do Brasil ma uno dei due venerdì era ancora in vacanza. L’altro socio, Claudio Grigoletto, invece ha giurato di aver volato e tenuto lezione al campo volo di Bedizzone sul Garda sia giovedì che venerdì pomeriggio.

[Fonte: www.lastampa.it]