La Stampa – Blitz taleban in Pakistan. Uccise 14 studentesse

di Stabile Giordano

ALL’UNIVERSITÀ DI QUETTA
Sono corse verso l’autobus che le aspettava appena fuori dall’università, felici per le lezioni appena finite e la serata che cominciava. Appena salite una potente esplosione ha sventrato il mezzo e portato via la vita a dodici di loro. Ragazze pachistane fra i 18 e 20 anni, studentesse in quella che è considerata la «capitale» dei taleban, nonché probabile rifugio del Mullah Omar: Quetta. I soccorritori hanno trovato corpi straziati e i rottami della corriera, con i sedili bordeaux che mascheravano il sangue. Ma molte ragazze erano ancora vive e la corsa delle autoambulanze è continuata verso l’ospedale principale della città, il Bolan Medical Complex. Non era finita lì. L’attacco, pianificato, prevedeva una seconda fase nella clinica. Un commando di una mezza dozzina di terroristi è riuscito a penetrare, o forse si era infiltrato prima. Nel caos di medici, barelle, poliziotti, ufficiali accorsi sul posto, è cominciata una carneficina a colpi di kalashnikov. Gli agenti hanno risposto al fuoco ravvicinato, abbattuto gli assalitori nelle corsie. Solo uno è stato catturato vivo, dopo una caccia feroce stanza per stanza. Alla fine il bilancio è salito a 22 morti: 14 studentesse, quattro terroristi e quattro agenti. Fra le vittime anche un alto ufficiale, Abdul Mansoor Khan, dei reparti anti-terrorismo Una débàcle completa per le forze di sicurezza e un biglietto da visita presentato al nuovo premier Nawaz Sharif da parte di uno dei gruppi più sanguinari del terrorismo legato sia ad Al Qaeda che ai taleban, il Lashkar e Jhangvi, specializzato nella guerra contro la minoranza sciita degli Hazara e contro le donne di qualsiasi credo Il loro leader, Malik Ishaq, è accusato di aver ispirato gli attacchi al mercato di Quetta di febbraio (81 morti) e ancor prima le campagne contro le scuole femminili e i volontari della vaccinazione anti-polio. Oltre che, in collaborazione con i taleban, l’attentato alla giovanissima attivista Malala Yousafzai, il 9 ottobre 2012. La ragazza, colpita alla testa, si è ripresa dopo una lunga convalescenza in Inghilterra, a Birmingham, ed è diventata uno dei simboli della resistenza all’islam integralista Ishaq è stato invece arrestato lo scorso 22 febbraio, e forse ora il Lashkar e Jhangvi si aspettava un qualche segnale dal nuovo premier. Ma i segnali, evidentemente, non sono arrivati e questa forse è la loro vendetta.

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