Come Presidente della Onlus internazionale Hands Off Women – HOW , che si occupa di donne abusate e vittime di violenze fisiche, sessuali, psicologiche, economiche , ho incontrato, in Italia e all’estero, tante donne coraggiose che hanno sfidato situazioni di pericolo, di minaccia, di maltrattamenti e di discriminazione e ne sono uscite. Ho visto donne proteggere i loro figli dalle botte dei padri e difendere se stesse dai laro compagni e ho conosciuto madri che hanno perso le loro figlie, vittime di femminicidio, che crescono i nipoti che sono rimasti orfani.
In missioni all’estero ho conosciute donne che in scenari di conflitto armato hanno sfidato la guerra e sono diventate costruttrici di pace, mediatrici e negoziatrici, per affermare il bene comune e salvare i loro figli e i figli di tutti ; e ce ne sono tantissime che non ho incontrato e che non conosceremo mai che ogni giorno, nell’ombra e nel silenzio, si impegnano per ricostruire qualcosa e sfidano la sopravvivenza per andare oltre e riportare la vita e la normalità. E se la società civile gioca un ruolo fondamentale per costruire e mantenere la pace nelle aree di conflitto e distruzione, sono le donne a portare il peso più grande ed pagare il prezzo esistenziale più alto ma sono proprio le donne ad impegnarsi per garantire il futuro, la pace e la sicurezza umana. Ad ogni latitudine geografica le donne sono sempre più attive protagoniste dei processi di ricostruzione e di «resilienza» nelle aree di conflitto e negli scenari di post conflitto, ma anche nelle realtà sociali in cui, dietro l’apparente normalità, si profila la disgregazione , lavora l’instabilità o si accanisce la crisi economica con tutte le sue conseguenze. Le donne resiliente sono ovunque, dove si vive in pace e dove si subisce la guerra; nelle sfide grandi e nei sacrifici minori e costanti. Le donne sfidano le avversità per natura, vocazione e destino e dimostrano una straordinaria capacità di resilienza, qualcosa di più della semplice forza di sopravvivenza, qualcosa che comprende e supera la resistenza, rispetto ad eventi traumatici o a calamità di varia natura; è la forza di ricostruire se stesse, la propria famiglia, la comunità di appartenenza, ripartendo dalle radici o da ciò che è rimasto di vivo e vitale per disegnare l’avvenire. Per riportare la vita dove è passata la morte, per continuare a far nascere, crescere e generare vitalità; per riannodare i fili e tessere la trama di qualcosa che è stato spezzato.
Abstract dell’intervento al Festival della Parola della Valle D’Aosta ,”Les Mots”, 7 maggio 2016
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