Le autorità yemenite continuano a smentire, ma la notizia, riportata dal Daily Mail, ha indignato il mondo intero: Rawan, una bambina di otto anni data in moglie a un uomo di quaranta, sarebbe morta per emorragia interna dovuta alle lesioni riportate dopo la prima notte di nozze.
La storia è emersa grazie a Mohammad Radman, giornalista freelance yemenita: la bimba sarebbe stata venduta dai genitori a un uomo di Hardh, una zona tribale dello Yemen nord occidentale, al confine con l’Arabia Saudita. Gli attivisti locali hanno quindi denunciato il fatto alle autorità, chiedendo che l’uomo e la famiglia della vittima fossero arrestati
LA SMENTITA DELLE AUTORITA’ E DELLA FAMIGLIA – Mosleh Al Azzani, direttore del Dipartimento di indagini criminali nel distretto di Hardh, ha raccontato a Gulf News di aver contattato e incontrato il padre di Rawan che, presentandosi con una bambina, avrebbe smentito sia la morte che il matrimonio. Radman, però, insiste sull’attendibilità delle sue fonti e accusa i funzionari della provincia di Hardh di voler occultare la vicenda, per evitare che si parli ancora dei molti casi di bambine obbligate a sposarsi con uomini adulti.
SPOSE BAMBINE: LE DENUNCE DI UNICEF E HUMAN RIGHTS WATCH – Già nel settembre 2012, infatti, una ragazzina di 12 anni era morta dopo 3 giorni di agonia. La storia di Rawan riaccende i riflettori sul dramma già noto delle spose bambine: sono le stesse famiglie dare in matrimonio le loro figlie, per denaro, a uomini molto più grandi, soprattutto nelle zone più povere o tribali.
Un rapporto Unicef parla del 14% di spose con età inferiore ai 15 anni e del 52% inferiore ai 18, mentre l’Università di Sanàa, nel 2005, aveva denunciato il fatto che in alcune zone rurali vengono date in matrimonio anche bambine di otto anni, proprio come Rawan.
Liesl Gerntholtz, direttore della Divisione per i diritti delle donne di Human Rights Watch, spiega che «Le conseguenze dei matrimoni infantili sono devastanti. Le bambine vengono tolte da scuola, la loro istruzione interrotta in modo permanente e molte soffrono di problemi di salute cronica per avere troppi figli e troppo presto. È fondamentale che lo Yemen prenda misure immediate e concrete per proteggere le ragazze da questi abusi».
LA LEGGE DEL 2009 E L’APPELLO DI NADA AL-AHDAL – Nel 2009, in effetti, il parlamento yemenita ha votato una legge per vietare i matrimoni sotto i 17 anni, ma gli esponenti più conservatori si sono opposti appellandosi alla legge islamica e allo stesso Corano, che non porrebbero limiti di età ai matrimoni.
Di certo, per il momento, la legge non ha fermato il fenomeno, ma c’è qualche timido segnale di ribellione: pochi mesi fa catturò l’attenzione del mondo il video postato su Youtube da una bambina yemenita di 11 anni, Nada al-Ahdal, grazie all’aiuto dello zio.
L’appello della bimba contro i matrimoni infantili suscitò tanto clamore, anche nel mondo arabo, da far promettere al padre di non darla in sposa prima dei 17 anni, proprio come prescriverebbe la legge dello stato e contrariamente all’usanza religiosa.
NON SOLO YEMEN: LA CAMPAGNA UNICEF “BAMBINE NON SPOSE” – Ogni anno 50mila ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiono a causa di complicanze legate al parto e alla gravidanza, e sono 70 milioni le bambine spose nel mondo. La maggior parte vive in Asia meridionale e in Africa sub-sahariana.
Lo scorso 8 marzo, in occasione della Festa della donna, l’Unicef Italia lanciò la campagna Bambine non spose proprio contro i matrimoni precoci, che, come sottolineava il presidente Giacomo Guerriera, « è una violazione dei diritti umani fondamentali e influenza tutti gli aspetti della vita di una ragazza: nega la sua infanzia, compromette l’istruzione limitando le sue potenzialità, mette in pericolo la sua salute e aumenta il rischio di essere vittima di violenze e abusi». Sempre secondo l’Unicef, I paesi con maggiore diffusione di matrimoni precoci sono, nell’ordine: Niger, Repubblica Centro-Africana, Ciad, Bangladesh, Guinea, Mozambico, Mali, Burkina Faso, India, Eritrea.
[Fonte: www.femaleworld.it]
Stay Connected