di Nicoletta Martinelli
Violenza alle donne ci riprovano con il «gender»
L’articolo 3 della Convezione di Istanbul che l’Italia potrebbe ratificare a giorni introduce surrettiziamente il concetto di genere.
Convenzione di Istanbul ad alto rischio
Paola Binetti: si apre la porta al passaggio da una realtà biologicamente determinata e quella”on demand”
Un articolo del documento che lunedì arriva alla Camera apre al concetto di «genere» non previsto dalla nostra Costituzione
«Proteggere le donne da ogni forma di violenza»: non si presta a fraintendimenti l’articolo 1- nel suo primo paragrafo – che spiega quali obiettivi si ripromette di raggiungere la Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica, il cui dal di ratifica è stato approvato martedì dalla Commissione Esteri della Camera ed è ora pronto per il passaggio in aula, lunedì. Neppure il paragrafo “B” dà adito a dubbi sulle finalità della Convenzione: «Contribuire a eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne». Tutto chiaro anche il resto del testo, quasi interamente condivisibile. Quasi… Perché, è vero, dice un “no” deciso alla violenza nei confronti delle donne, «a qualsiasi violenza, in ogni latitudine o situazione. Quella subita tra le mura di casa ma anche gli stupri di guerra o le mutilazioni genitali. Ma è anche un testo in cui appare per la prima volta – arriva al dunque Paola Binetti, deputato di Scelta Civica – il tema della definizione di genere». Bisogna arrivare all’articolo 3 (dedicato alle “Definizioni”) per incappare nel termine che, al suo iniziale apparire, rischia di passare inosservato. L’articolo spiega cosa si debba intendere con l’espressione “violenza nei confronti delle donne”, specificando – tra l’altro – che comprende “tutti gli atti di violenza fondati sul genere (…)”. Poi, però, a seguito di questa precisazione deve fornirne una ulteriore, chiarendo cosa si intenda per “genere”. Con il termine – si legge al paragrafo C – “ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”. Secondo l’onorevole Binetti, «la domanda sorge spontanea. Cosa c’entra il genere? Il termine “donna” non si presta a fraintendimenti né ha bisogno di spiegazioni. Sarebbe stato sufficiente. Quindi, visto che a dubitare si fa peccato ma ci si azzecca… Viene da pensare che il riferimento al genere sia strumentale. Il rischio – prosegue il deputato di Scelta Civica – è che si voglia introdurre una variante nell’interpretazione del concetto di donna di cui, per altro, il senso comune non sente il bisogno». Il governo italiano, firmando la Convenzione, depositò presso il Consiglio d’Europa una nota verbale con a quale dichiarava che avrebbe applicato la Convenzione nel rispetto dei principi e delle previsioni costituzionali. Tale dichiarazione interpretativa – spiegava il governo – è motivata dal fatto che la definizione di genere contenuta nella Convenzione è ritenuta troppo ampia e incerta e presenta profili di criticità con l’impianto costituzionale italiano. «Stiamo per ratificare un testo che rischia, con l’introduzione del genere, di aprire la porta al cambiamento del concetto di donna da realtà biologicamente determinata a caratteristica on demand. Ed è grave – conclude Binetti – che per far passare questo genere di filosofia si usino temi e problemi che meritano tutta l’attenzione e il rispetto possibili».
L’EUROPA
26 1 PAESI FIRMATARI
La Convenzione per il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica nasce per iniziativa del Consiglio d’Europa. E stata aperta alla firma degli Stati membri l’11 maggio 2011, a Istambul, in Turchia. E’ stata firmata da 26 Paesi e proprio la Turchia, il 12 marzo 2012, è diventata la prima nazione a ratificare la Convenzione, seguita nel 2013 da Albania, Montenegro e Portogallo. Gli Stati che hanno ratificato il testo sono giuridicamente vincolati dalle sue disposizioni: la discussione alla Camera per decidere se dire “si” alla Convenzione è prevista per lunedì prossimo. «La ratifica della convenzione di Istanbul è importante — ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri a margine del primo Audit nazionale sulla violenza di genere — ma avrà significato se a questo importante atto seguiranno provvedimenti per la messa in pratica della ratifica stessa, altrimenti rischierebbe di rimanere una scatola vuota». Le ha fatto eco Josefa Idem, ministro per le Pari opportunità: «Le azioni richieste dalla convenzione di Istanbul — ha dichiarato la campionessa olimpica — sono per me un faro e con questa luce vorrei costruire con tutte le forze politiche le leggi che ancora non abbiamo».
Avvenire – Grasso – Una task force per sostenere le vittime
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