Avvenire – Violenza alle donne. Le 113 tragedie e le storie di rinascita – “Così sono rinata dopo le violenze”

Assistita dall’associazione Le Onde onlus, ha ottenuto l’affidamento del bimbo e seguito un tirocinio formativo. Dopo un solo anno la sua vita è completamente cambiata. Ora ha un lavoro e una casa.

Picchiata dal marito per 6 anni; alla fine l’ha denunciato
Rosa ha trovato la forza di reagire negli occhi del figlio

Oggi si celebra la Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, ma le organizzazioni che in Italia e nel resto del mondo celebrano la ricorrenza rilanciando iniziative e progetti, chiedono di evitare di cadere nella retorica e nel rituale. Contro la barbarie del femminicidio – sono 113 le donne uccise da inizio anno, di cui 73 dal proprio partner – si era pronunciato nei giorni scorsi anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva definito la violenza sulle donne una «vera emergenza sociale che spesso sfugge a una puntuale denuncia che consenta di coglierne la portata e le dimensioni effettive». E per arginarne la crescita aveva sollecitato il ricorso non solo ai «necessari interventi repressivi», ma a una «concezione più rispettosa del ruolo femminile».
Al ministro Elsa Fornero, in qualità di responsabile delle Pari opportunità, le donne di D.i.Re (rete contro la violenza) consegneranno oggi l’appello accompagnato d a ventimila forme per chiedere la ratifica del Consiglio d’Europa sui femminicidi e l’attuazione di un piano nazionale per la prevenzione di questi crimini dei quali il sacrificio delle tre giovani sorelle Mirabal, uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana, è dal 1999 l’atroce simbolo. Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa e Patria Mercedes furono bloccate dagli uomini del dittatore Rafael Leonidas Trujillo mentre andavano a trovare i mariti in carcere. Trascinate nei campi, vennero massacrate a bastonate e poi, riportati i cadaveri sulla strada, gettate in un burrone per simulare la morte casuale. L’assassinio fu preso ad esempio dall’Onu, su indicazione di un gruppo di donne riunite a Bogotà, per designare il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Da Palermo Alessandra Turrisi

Il coraggio lo ha trovato guardando gli occhi terrorizzati di quel bambino molto piccolo, ma pienamente cosciente del male che papà stava facendo alla sua mamma. Sei anni di violenze, percosse, umiliazioni, portacenere scagliati addosso erano davvero abbastanza. Con le guance peste e le lacrime sul viso Rosa, trentatre anni e qualche lavoretto da collaboratrice domestica, ha varcato la soglia della questura di Palermo e ha denunciato il suo compagno. Un salto nel buio, che si è poi rivelato l’atteso salto nella libertà. Le forze dell’ordine hanno fatto scattare immediatamente una rete di aiuto. La prima chiamata è stata per il servizio di accoglienza dell’associazione Le Onde onlus, che nel capoluogo siciliano opera dal 1992 con una serie di servizi rivolti a donne e bambini vittime di abusi. Quest’anno sono state assistite 218 donne e Rosa è la testimonianza vivente che con l’aiuto si può rinascere e ricostruire anche una vita. «Quando arrivò da noi questa donna era molto impaurita, però si è affidata a noi, ci ha chiesto tutto l’aiuto possibile – racconta Mara Cortimiglia, responsabile dell’accoglienza delle Onde -. Noi abbiamo attivato tutti i servizi necessari per garantirle un supporto psicologico e formativo». È stato avviato subito l iter con il tribunale dei minorenni per risolvere la questione del figlio che, una volta affidato alla madre, ha cominciato a incontrare il padre in uno “spazio neutro” messo a disposizione dal Comune. A questo punto Rosa e il suo bambino sono andati a vivere in una casa protetta per ricominciare una nuova vita. Una delle due strutture di ospitalità a indirizzo segreto per accogliere e proteggere chi sceglie di lasciare l’inferno e prova a guardare avanti, verso il futuro. Il piccolo e stato inserito in un asilo «con molte difficoltà, perché il suo vissuto lo portava a essere attaccatissimo a sua mamma, da cui non voleva separarsi mai», aggiunge l’operatrice. La donna ha cominciato a frequentare un tirocinio formativo, ha provato a ricostruire relazioni di amicizia, a uscire per distrarsi, senza l’angoscia di ritrovare a casa bastonate e violenze. Dopo un anno la sua vita è completamente cambiata. Rosa ha trovato un lavoro ed è uscita dalla casa protetta. «Un giorno ci ha detto che era pronta ad andare via – dice l’operatrice -. Ha affittato una casa, lavora in una ditta di pulizie, è autonoma. Ora ha una vita di relazione, si è ricavata uno spazio tutto suo. Perché è questa la caratteristica di chi vive la violenza e il maltrattamento: si chiude nell’isolamento». Dalle statistiche curate dal centro antiviolenze risulta che il 57 per cento delle donne subisce aggressioni fisiche, l’85 per cento violenze psicologiche, il 19 per cento stalking, il 13 per cento violenza sessuale. Le morti sono solo la punta dell’iceberg di un vissuto e una quotidianità di abusi e sopraffazioni, che è assolutamente trasversale alle aree geografiche e alle classi sociali. La certezza, purtroppo, è che il 93 per cento dei soprusi avviene all’interno delle mura domestiche.

«PERCUOTERE E UCCIDERE I PIÙ DEBOLI E UNA DISUMANA DIMOSTRAZIONE DIVILTÀ»
«Percuotere e uccidere chi è fisicamente più debole è una disumana dimostrazione di codardia e di viltà». Perchè «se sempre e in ogni sua forma la violenza volta le spalle alla speranza, la violenza degli uni sulle altre è il cemento che immobilizza il domani. Che preclude ogni incontro e asfissia la vita». Lo sottolinea l’Osservatore Romano nell’editoriale dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In proposito il quotidiano della Santa Sede ricorda che i dati sono allarmanti: «Solo in Italia una donna viene uccisa ogni 60 ore». Poi l’inevitabile domanda: «E un fenomeno nuovo, o forse oggi siamo più informati, più capaci di leggere la realtà per quello che veramente è?». Da qui la convinzione che l’appuntamento di oggi «vuole svegliarci dall’indifferenza, vuole pungolarci dalla assuefazione che corrode il senso critico, giacché non reagendo finiamo per essere complici del rinsecchimento delle radici del nostro vivere civile». La speranza è che questa Giornata, conclude l’editoriale «lasci in noi la consapevolezza che la violenza contro le donne infligge a tutti una ferita mortale».

IL TELEFONO ROSA
Un piano-scuola per educare al rispetto Un programma scolastico per «educare al rispetto» pensato non solo per le ragazze ma anche per i ragazzi. Lo propone al governo, sollecitando azioni a partire dalla scuola materna, Telefono Rosa, perché su questi temi, la scuola è «assente – denuncia la presidente Gabriella Moscatelli – c’è uno spazio vuoto. Esistono esperienze locali, ma manca un investimento educativo complessivo. La violenza alle donne è una grande emergenza sociale, non certo un fatto individuale». E contro gli abusi e il femminicidio «non basta l’ergastolo, come si sta ipotizzando con alcune proposte di legge, serve la prevenzionei». L’attenzione a bambini e ragazzi (richiamata anche dalla Convenzione di Istanbul, che il parlamento deve ancora ratificare) è la strada verso cui spinge “Telefono Rosa. «Se da piccoli – osserva Moscatelli – si vive fra liti e violenze si assimilerà un modello sbagliato. La una nostra ricerca emerge che sono in aumento i figli che assistono alle violenze sulle madri: si è passati dal 75% del 2011 all’81%. Questi sono bambini e adolescenti terribilmente segnati. Sono per lo più silenziosi, incapaci di parlare di ciò che avveniva a casa e di chiedere aiuto. Questo filo va spezzato».

IL LIBRO
ELIANA, ALL’INFERNO E RITORNO
II marito 80enne, «avendo trovato una nuova amante, aveva deciso di rendere» alla moglie e al figlio «la vita intollerabile, impedendole di utilizzare gli utensili di casa, facendola dormire in corridoio, pretendendo che non utilizzassero l’acqua corrente per lavarsi…». Quella di Eliana, una romena di 65 anni «che è stata all’inferno ed è tornata» è una delle storie di donne maltrattate raccontate nel libro «Trasformare il potere – Come riconoscere e cambiare le relazioni dannose» (Romano Editore) scritto dalla psicoterapeuta Alessandra Pauncz, presidente del Centro di ascolto uomini maltrattanti di Firenze. «La violenza si insinua fra le persone e le allontana – si legge nella prefazione -, spezza l’intimità e il senso di sicurezza. Alla fine ti trovi come persa in una zona paludosa, sola, spaventata e ti addormenti piangendo lacrime silenziose, perchè spesso hai paura di mostrarle. Agire è importante, ma per agire dovresti sapere come ti senti, capire cosa sta succedendo». E sapere è il primo passo per potere.

IL CENTRO FEMMINILE «SERVE UN LAVORO CAPILLARE CONTRO OGNI STEREOTIPO»
«Sembra che i periodi di crisi economica si traducano in una escalation della violenza e purtroppo la cronaca conferma la veridicità di tale analisi», sottolinea il Centro italiano femminile esprimendo soddisfazione per l’importante segnale dato dal governo con la firma della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Conglie anche l’occasione per sollecitare maggior attenzione ed energie nella prevenzione anche dei fenomeni di violenza che si verificano in alcune famiglie marginali. Perché quando si parla di violenza, ricorda il Cif, «solo un’educazione al rispetto della persona e un lavoro capillare contro ogni stereotipo, insieme a una politica istituzionale chiara e forte contro la violenza, possono aiutare la nostra società a progredire in umanità».
Le storie delle detenute on line per accendere un filo di speranza offrire un fiore a chi la morte l’ha guardata negli occhi per un attimo solo e poi è stato il buio» e a chi, invece, ogni giorno frequenta «il terrore sottile della violenza psicologia». Un gesto simbolico che la redazione di Giustizia Newsonline, il quotidiano telematico del ministero di via Arenula, ha racchiuso nell’antologia di storie di donne detenute giià sulla via del riscatto, intrapresa dopo il rifiuto della violenza. Ora sono in rete e rappresentano «una fiammella di speranza» accesa in fondo all’aspro cammino delle recluse i cui passi rimbombano nei corridoi delle carceri e testimoniano «il motivo della loro presenza là dentro. Violenza è quella che hanno fatto ma che alcune volte hanno anche subito e alla quale si sono ribellate con altrettanto impeto». Una battaglia perla libertà che le detenute combattono su più fronti ogni giorno e che fuori, invece, stenta a trovare spazi. A tentare un’inversione di rotta è la campagna 365N0 che parte o a da Torino e alla quale hanno già aderito i sindaci di otto capoluoghi convinti che sia necessario «costruire una rete di collaborazione per far capire alle donne che non sono sole». Per stare invece accanto a quelle che vivono in Medio Oriente e nel Nordafrica, Amnesty internazional Italia ha lanciato una campagna di Sms solidale. Fino alla mezzanotte di oggi si potrà donare due euro inviando un messaggino al numero 45509.

LE INIZIATIVE SIMBOLICHE
Slogan anche su sacchetti del pane.
Sandaletti, scarpe, ciabatte, tacchi a spillo e infradito, sabot, ballerine, polacchine in rigoroso rosso fuoco marciano silenziose da giorni su una piazza di Milano. L’acqua della fontana che decora il centro di Genova ha preso il colore del sangue, lo stesso che cola sulla grande mano che fa da copertina alla pagina Facebook del Comune di Palermo. Immagini shock messe lì per dare la scossa all’indifferenza e ricordare che «per molte donne la violenza è pane quotidiano», si legge sui ventimila sacchetti distribuiti dall’amministrazione comunale nelle panetterie di Schio (Vicenza). «Aiutaci ad aiutarti», insistono i promotori dell’iniziativa indicando l’indirizzo dei centri cui le donne maltrattate possono rivolgersi. Per rompere il silenzio un totem di due metri è stato issato davanti al Comune di Milano, mentre medici, infermieri e operatori dell’ospedale Salvini di Garbagnate (Milano) hanno preferito prestare i loro volti a un video on line con dati e messa e contro le violenze.

Avvenire – Violenza alle donne Le 113 tragedie e le storie di rinascita – “Cosi’ sono rinata dopo le violenze”
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