(ANSA) – ROMA, 20 FEB – Ieri accadeva in Bosnia, Ruanda, Sierra Leone. Oggi in Mali, Siria, Congo. La costante è la stessa: migliaia di donne sono vittime di abusi nei conflitti del pianeta. Ed è contro questo crimine “atroce” che il Foreign Office ha lanciato l’iniziativa di “Fermare la violenza sessuale come arma di guerra”, inserendo un appello ad hoc nell’agenda della ministeriale degli Esteri del G8, ad aprile, di cui la Gran Bretagna ha la presidenza. La campagna, lanciata nel maggio scorso dal ministro degli Esteri britannico William Hague, è stata presentata oggi anche in Italia, a Villa Wolkonsky. Scopo della presentazione è stato “rispondere alla grande sensibilità delle organizzazioni italiane” per far conoscere anche in Italia “un fenomeno troppo spesso ignorato o volutamente trascurato dai cittadini come dalla comunità internazionale”, ha spiegato l’ambasciatore Christopher Prentice mentre Ann Hannah e Jackie Upton, delegate del Foreign Office per la campagna, hanno rimarcato come l’obiettivo di Londra sia ”rafforzare l’azione e il coordinamento internazionale”, a partire dai Paesi del G8, per combattere contro l’impunità dei responsabili, sostenere le vittime, inserire il tema nelle principali agende internazionali. E nel frattempo, la Gran Bretagna ha creato un team di 73 esperti che assisterà l’Onu e la società civile per la prevenzione e documentazione della violenza sessuale nei conflitti. Il team è stato già inviato ai confini della Siria e nel 2013 si recherà nella Repubblica Democratica del Congo, Mali, Libia, Sud Sudan e Bosnia. Perché “la violenza sessuale può creare più danni di qualsiasi altra arma di guerra” lasciando strascichi sociali ed economici permanenti, ha concluso Francesca Paltenghi dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati.(ANSA).
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