NEW DELHI – Almeno 35 indiani si sono fatti rapare a zero oggi nel Jantar Mantar, lo spazio vicino al Parlamento a New Delhi dove dal 16 dicembre si ripetono manifestazioni di protesta dopo il mortale stupro di una ragazza di 23 anni, per chiedere al governo azioni più efficaci per arginare l’ondata di violenze sessuali contro le donne in tutto il paese. Lo scrive l’agenzia di stampa Ians. “Mi sono fatto rapare a zero – ha dichiarato Ankit Sharma, 30 anni – per manifestare la mia rabbia e la mia frustrazione per l’aumento del fenomeno della violenza contro le donne in India”.
“Rivolgo un appello a tutti coloro che vogliono protestare in modo concreto – ha detto da parte sua Varun Bakshi, impiegato in una ditta di informatica – di venire qui e farsi rapare per una causa giusta”. Protagonista di questa originale forma di protesta è il barbiere Ram Kumar Thakur: “Ho cominciato a lavorare alle 9,30 del mattino e almeno 35 persone si sono presentate ed hanno fatto pazientemente la fila per raparsi totalmente. Per questo lavoro mi faccio pagare 20 rupie (29 centesimi di euro). Alcune donne si sono solo tagliate ciocche delle loro capigliature”.
UOMINI SI UNISCONO A PROTESTA CONTRO STUPRI - Nell’India scossa da un’ondata di indignazione contro la violenza sulle donne, si moltiplicano le iniziative di solidarietà e di protesta, anche maschile: come quella di un gruppo di 600 chitarristi che dedica alla ragazza stuprata dal branco e lasciata morire su un autobus la canzone “Imagine” di John Lennon, o quella di decine di uomini che si sono fatti rasare la testa pubblicamente. Le autorità dello stato indiano di Haryana hanno annunciato oggi l’iniziativa di pubblicare una “lista della vergogna” di 6.000 persone condannate per stupro, per femminicidio, per molestie e per altre forme di violenza sulle donne, di cui è comparsa una prima lista di 2.500 nomi di persone condannate negli ultimi 10 anni.
Il Times of India scrive che nella capitale si è tenuta una riunione fra autorità giudiziarie e di polizia centrale e degli stati per studiare la possibilità di introdurre la pena di morte per punire i casi più gravi di stupro, attorno alla quale non si è però raggiunto alcun consenso. Le parti, scrive il giornale, sono apparse più possibiliste di fronte all’ipotesi di punire la violenza sessuale con l’ergastolo, e d’accordo a rendere i processi per violenza sessuale e di genere più veloci. Il governo federale i primi di dicembre ha presentato un disegno di legge in parlamento per modificare il Codice penale indiano, retaggio coloniale britannico introdotto nel 1860, e quello di Procedura penale (del 1973), sostituendo il termine “stupro” con quello di “aggressione sessuale”, per potenziarne e ampliarne la fattispecie, e abbassare l’età della punibilità da 18 a 16 anni. Intanto nuove raccapriccianti notizie continuano ad aggiungersi sotto i riflettori di un Paese che sembra aver scoperchiato un verminaio a lungo tenuto nell’ombra della rassegnazione e del disinteresse: il Times of India oggi dà conto di una ragazzina di 13 anni rapita e poi stuprata per giorni interi nel distretto centrale di Nagpur, nello stato di Maharashtra. Vicino a Mumbai una giovane di 17 anni si è lanciata da un’auto in corsa per sfuggire alla violenza di tre uomini, mentre restano gravi le condizioni della ragazza di 25 anni che si è gettata giù da un treno in corsa a Patna nel tentativo di sottrarsi alle molestie di un militare. Nel vicino Pakistan, infine, una bambina di nove anni è ridotta in fin di vita per le profonde lesioni subite in conseguenza di uno stupro di gruppo da parte di sette uomini nella provincia del Punjab.
[Fonte: www.ansa.it]
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