Roma, 8 giu. (Adnkronos) – “A 20 anni il mio fidanzato, che non era mai stato violento ma stava vivendo un momento traumatico, mi diede due schiaffi durante un litigio. E’ stata una deflagrazione. Una frattura interiore profonda, insanabile e determinante nella decisione di lasciarlo”. Isabella Rauti, senatrice di Fratelli d’Italia, rivela a Leggo la propria esperienza di violenza domestica. Lo stesso tipo di situazione vissuta nei giorni del lockdown da molte donne, le cui richieste d’aiuto sono cresciute del 73 per cento. “Uno schiaffo è inaccettabile – afferma Rauti – e spesso è solo il primo atto di una serie. I tratti ricorrenti nell’identikit del violento maltrattante sono sempre uguali: controllo ossessivo della privacy, senso di possesso, svilimento del partner e il lockdown ha acuito l’isolamento domestico di moltissime donne”. “Incrociando le rilevazioni ministeriali con le relazioni fornite dalla rete D.i.Re, Differenza Donna, Telefono Rosa, Progetto Viva, è emerso che durante il lockdown è aumentato il numero di richieste di consulenza legale arrivate al numero anti violenza 1522. Allo stesso modo, mentre sono diminuiti atti persecutori e violenze sessuali, sono aumentati i maltrattamenti in famiglia. Ma a fronte dell’aumento di richieste d’aiuto, le denunce sono diminuite del 43,6%. Nella condizione di coabitazione forzata, le donne hanno chiesto meno aiuto per l’impossibilità materiale di farlo. Inoltre, si è interrotto il rapporto tra centri d’ascolto (solo il 32% ha continuato a operare in presenza), ospedali e tribunali ordinari. Anche questo ha generato una sorta di chiusura in se stesse”. (segue)
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