di Dario Fo
Scrive Shady Hamadi: «Malala Yousafzai è una ragazza pakistana di 14 anni che ha rischiato di morire per un colpo di pistola sparatogli da breve distanza da un gruppo di Talebani; la ragione è che Malala chiesto il diritto di andare a scuola. Per questa gente richieste del genere sono contrarie alla shari’a e offendono Allah. Di certo il Dio di cui parlano i Talebani dev’essere un omonimo del mio Allah edi quello delle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza a manifestare per Malala. Non tengono in alcun valore la conoscenza, questi integralisti, e impongono agli altri, specie alle donne, di farsene una. Sono imprenditori della paura, falsificatori dell’Islam che tendono ad imporre atutti noi la loro visione squilibrata affumicando di dogmi la libertà». Malala non è una ragazzina qualunque: non era ancora uscita dalla pubertà e già lottava per i sacrosanti diritti alla ragione, per convincere le compagne a lottare per guadagnarsi il piacere di essere libere, immenso dono di Allah. All’età di 13 anni è diventata celebre per il blog scritto per la BBC dove documentava il regime, contrario ai diritti delle donne, dei Talebani Pakistani e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. Per questo è stata colpita dai fanatici sul pullman sul quale tornava a casa da scuola. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, si è salvata solo dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Inoltre, è stata nominata per I’International Children’s Peace Prize, premio assegnato da Kids Rights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, dicendo che la ragazza «è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità», aggiungendo che se fosse sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente attaccata. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Londra che si è offerto di curarla. Franca (Franca Rame, ndr) ha scritto una poesia in solidarietà a Malala. Si intitola Il canto della allodola sapiente. Eccola: «La ferocia e la crudeltà travolgono ogni dimensione umana quando si scontrano con la voglia di libertà e la bellezza. Guardate il volto di Malala: è una ragazzina di quindici anni, si batte perla dignità delle donne del Pakistan, mette per iscritto pensieri colmi di sogni aperti e irrinunciabili. La osservo e nel suo sorriso vedo una dolcezza inarrestabile, leggo la voglia di vivere di un’adolescente che sa intonare canti e muoversi nella danza. Chiedeva per sé e per le sue amiche che le si concedesse la dignità di essere libera e festosa. Hanno cercato di eliminare il suo cervello. E’ un miracolo che non ci siano riusciti. Io non sono una donna credente ma ogni tanto penso che l’impossibile, il magico esista e si faccia vivo quando serve. Ho visto una ragazza di quattordici anni che con altre figliole danzava sotto le piante di cedro sull’argine del fiume. La leggerezza del loro gestire faceva pensare al volo delle allodole. L’allodola canta al tramonto, muovendo alla tenerezza gli amanti. Alcuni religiosi tristi sono convinti che quel volatile sia non gradito da dio e che sia quando canta al tramonto che quando si muove nel rito dell’accoppiamento, allude alla festosità delle femmine libere. Quei religiosi assicurano che l’aquila che aggredisce l’uccello dal canto lascivo è mandata dal creatore e l’altissimo è grato a chi punisce duramente ogni creatura indegna. Indegna è di certo la femmina che pone in evidenza il proprio ingegno, che parla e ragiona con saccenteria, che non curva il capo quando spunta il sole. Che non sa tacere quando l’uomo, suo padrone, ordina e soprattutto ride di sottecchi quando quello inciampa pronunciando sciocchezze. Non c’è quindi pena né pietà per lafemmina che non sta al posto suo, cioè l’ultimo».
LA PETIZIONE
Più di 140.000 persone, tra cui il Nobel Dario Fo e Franca Rame, hanno firmato per sostenere la candidatura di Malala a Nobel perla Pace su partita dallo scrittore Terek Fatah ed è destinata ai parlamentari perché la sostengano. Per l’Italia sono Bersani, Alfano, Maroni, Di Pietro, Casini, Fini e Emma Bonino.
la Repubblica – Diamo a Malala il premio Nobel per la Pace
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