di Lavinia Rittatore
L’amore rubato (Rivoli): otto storie di violenza sulle donne raccontate da Dacia Maralnl.
Dacia Maraini dedica il suo ultimo libro agli abusi sulle donne
«Era una persona che conoscevo» dice. Ma non è stato quel dramma a spingerla a scrivere.
L’amore rubato. «C’è un’antica cultura maschile da cambiare. Lo stupro lo pratica solo l’uomo: in natura non esiste»
È indignata Dacia Maraini, e questo sentimento è in ogni riga del suo ultimo libro L’amore rubato (Rizzoli): sono otto storie di donne abusate, violentate, uccise, da estranei, ma soprattutto da chi dovrebbe amarle e rispettarle, come padri, mariti, compagni. L’amore rubato esce proprio al momento giusto, mentre in Italia viviamo un vero femminicidio”. Ecco qualche cifra da capogiro: da gennaio a giugno sono state uccise 71 donne, il 70 per cento in famiglia. Le aggressioni sono state circa 13mila, senza contare quelle non denunciate.
Come è nato L’amore rubato?
«Io mi sono sempre occupata della violenza contro le donne. A furia di leggere fatti di cronaca di giorno in giorno più gravi ho deciso di raccontarli a modo mio. La violenza contro le donne è un non-detto della nostra società: ovvero o se ne parla nelle pagine di cronaca nera, magari anche in modo morboso, o la si considera una fatalità e non come problema etico generale».
Che cosa intende per problema etico?
«Non è una guerra tra i sessi, dichiarata dai maschi perché sono cattivi. È una guerra fra culture: ancora oggi ne esiste una molto antica e devastante, quella del possesso e della predazione, alla quale molti uomini, anche colti e giovani, sono visceralmente legati. Pensiamo allo stupro: è una pratica solamente umana, in natura non si è mai vista: quindi è una pratica culturale. Ovvero umiliare la donna nel luogo per lei più sacro, il luogo del piacere e della nascita».
Tra le otto storie del libro ce ne è una che l’ha commossa dl più?
«Quella chiamata La bambina Venezia: c’è pedofilia, coercizione, soprusi, morte, il tutto reso ancor più intollerabile perché è subito da una bambina».
A Dacia Maraini è mai successo di subire delle violenze?
«A 16 anni un uomo che purtroppo conoscevo ha tentato di violentarmi. Per fortuna sono riuscita a fuggire. Ma quante non ci riescono?».
Ci vuole raccontare di più? Ha denunciato quell’uomo?
«Non voglio dire una parola di più su quella vicenda».
La sua battaglia contro la violenza nasce da quella drammatica esperienza?
«Assolutamente no. Mi considero una raccontatrice di storie, con un talento per la narrazione. Che metto al servizio delle altre donne e anche di quegli uomini che ragionano e capiscono».
E infatti per il suo impegno il 1° settembre riceverà il premio Campiello alla carriera: è contenta?
(ride) «Posso solo ringraziare e esserne lusingata. Anche se un premio alla carriera mi fa pensare che ho tutto alle mie spalle».
Tornando al suo libro: lei sostiene che dovrebbe esserci una riflessione culturale sulla violenza contro le donne. In cosa dovrebbe consistere?
«Quando si dice: “Ha perso la testa”, “Si è fatto trascinare dalla passione”, diamo per scontato che il maschio sia violento a prescindere. Ma l’aggressività ce l’hanno anche le bambine, solo che a loro viene insegnato subito a reprimerla, e spesso si capovolge in autolesionismo. Viviamo immersi in una misoginia che parte da lontano, da Eva che mangia la mela e condanna l’umanità».
Lei però nega che sia una guerra tra sessi: perché?
«Perché quando le donne sono sotto il controllo maschile le violenze diminuiscono. Aumentano quando rivendicano autonomia, libertà: gli uomini che non accettano questi cambiamenti diventano dei pazzi, per loro è una questione di potere e dominio, non possono perderli». Lei pensa che sia peggio un extracomunitario che aggredisce una donna in un parco o un uomo benestante che picchia selvaggiamente la moglie? «Entrambi pensano che per privilegio possono fare quello che vogliono. Da un punto di vista sociale però è più grave che un uomo colto, che dovrebbe sapere che cos’è il rispetto, resti ancorato a questo orribile modello patriarcale».
Donna Moderna – Intervista a Dacia Maraini – «A 16 anni un uomo ha tentato di violentarmi. Sono riuscita a fuggire. Ma tante non ci riescono!»
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