di Giuseppe Sarcina
Forse impareranno a tutelarsi da sole, come è accaduto in Occidente. Forse avranno la solidarietà della maggioranza dei concittadini maschi…
Cairo, in Piazza Tahrir, torme di ragazzini inseguono le donne, giovani o meno, velate o no. Le molestano, le palpeggiano. A Biserta, nell’antica città romana fondata da Giulio Cesare, a 65 chilometri da Tunisi, i salafiti pattugliano le stradine affollate dagli appassionati del festival internazionale di musica, danza e teatro. E guai alle ragazze che indossano short o canottiere. Se poi le accompagna un uomo, sono botte sicure, come è accaduto giovedì 16 agosto a Jamel Gharbi, un consigliere regionale francese (di origine tunisina) mentre passeggiava con moglie e figlia «in tenuta estiva» (così ha raccontato).
Ormai va avanti da mesi, specie in Tunisia, dove i salafiti, musulmani sunniti che predicano e praticano le maniere forti prescritte dalla sharia, (lapidazioni e frustate per ora sono escluse) pochi giorni fa hanno organizzato una spedizione punitiva a Sidi Bouzid, la cittadina da cui è partita la «rivoluzione dei gelsomini». Cercavano un ragazzo che aveva bevuto un po’ troppo e che era stato sottratto dagli amici alla furia salafita. Certo, tra i «barbudos» tunisini e i tamarri egiziani non sembra esserci relazione, tanto sono antropologicamente diversi. Gli uni, invasati, fanatici, convinti di assolvere una missione divina, anche a schiaffi e calci se necessario. Gli altri, perdigiorno, scioperati, socialmente alla deriva. In realtà sono due segnali di un corto circuito che pare attraversare le nuove generazioni arabe. Finora avevamo conosciuto e ammirato i ragazzi della «primavera», i manifestanti della Casbah di Tunisi o della grande piazza del Cairo. Ora, con dolorosa delusione, dobbiamo prendere atto che qualcosa deve essere andato storto. I salafiti di Biserta perseguitano le ragazze con le gambe scoperte, mentre quelle che potrebbero essere le loro mogli, madri o sorelle, con nuca e capelli nascosti dallo hijab, sono investite da un’ondata pecoreccia al Cairo.
Ma non è un caso che le vittime comuni siano le donne, in minigonna o velate che siano. Forse impareranno a tutelarsi da sole, come è accaduto in Occidente. Forse avranno la solidarietà della maggioranza dei concittadini maschi. E non sarebbe male almeno un po’ di sostegno anche da parte nostra, dirimpettai europei.
[Fonte: 27esimaora.corriere.it]
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