di Cecilia Zecchinelli
Violenza Nuovo episodio di intolleranza verso una minoranza che si sente sotto assedio
Un giornale della comunità in Pakistan: aggredita da cinque musulmani
Giovani vittime – II corpo ritrovato nei campi. Pochi giorni fa, una ragazzina disabile è stata arrestata per aver «profanato» il Corano
Forse non è un crimine a sfondo religioso, forse lo stupro e la morte di Muqadas Kainat, 12 anni, sarebbero avvenuti anche se quella bambina fosse stata musulmana. Ma la notizia pubblicata ieri dal Pakistan Christian Post si diffonde mentre la minoranza cristiana del grande Paese asiatico, dove il 97% della popolazione segue l’Islam, si sente sempre più nel mirino. Dove solo pochi giorni fa un’altra ragazzina della stessa fede e quasi della stessa età, l’undicenne Rimsha Masih, è stata arrestata con l’accusa di blasfemia per aver «profanato il Corano». Rimsha rischia l’ergastolo: nonostante sia disabile e, si è saputo ieri, pure analfabeta (come poteva scegliere apposta nell’immondizia dove rovistava una pagina del sacro testo dell’Islam per profanarla?). Nonostante non ci sia nessuna prova. Questa volta è almeno altrettanto difficile sapere davvero cosa sia avvenuto in un villaggio vicino a Sahiwal, città agricola nel Punjab pachistano, non lontana dalla bella Lahore e dal confine con l’India. Sappiamo che il 15 agosto un cadavere è stato trovato in un campo. «Stupro di gruppo, compiuto da quattro o cinque uomini, e omicidio per strangolamento», ha stabilito la polizia. Conosciamo l’identità della vittima: Muqadas Kainat, un nome che significa Sacro Universo, primogenita dodicenne di Rafiq Masih, operaio nella fornace di mattoni Al Ghani Bricks Company, padre di altri sei bambini. Il Christian Post racconta che il giorno prima, mentre i genitori si trovavano in città per una visita in ospedale e il Pakistan festeggiava il giorno dell’indipendenza, «Muqadas era andata sola nei campi per fare pipì. Ma cinque musulmani l’hanno aggredita, violentata e uccisa. E lei non è mai tornata a casa». Qualcuno ha chiamato la fornace di mattoni dove Rafiq lavorava da 15 anni per dire di quel corpo abbandonato tra i campi, lui è tornato dalla città, sono iniziate le ricerche, fino al ritrovamento. Altri media avevano parlato del caso nei giorni successivi, con meno dettagli: nessuno aveva scritto che Muqadas fosse cristiana, come assicurava ieri invece il foglio della comunità. Il cognome del padre, Masih, in arabo e urdu per altro significa proprio quello, cristiano. Stupri di donne, e perfino bambine, non sono infrequenti in Pakistan. Le violenze contro di loro, come in tutto il mondo compreso il nostro, spesso sono tenute nascoste dalle stesse vittime, o dalle famiglie. E quasi sempre la religione non c’entra, mentre contano l’ignoranza e il maschilismo. Ma è indubbio che la «questione cristiana» in Pakistan esiste, che questa minoranza perseguitata spesso sia colpita proprio attraverso le sue donne. Due volte «colpevoli», per fede e per sesso.
I precedenti
Condannata
La cristiana Asia Bibi (sotto), 45 anni, è stata condannata a morte per blasfemia nel novembre 2010. Ora attende l’appello
Ucciso
Shahbaz Bhatti (sopra), 42, ministro cristiano per le Minoranze, venne ucciso il 2 marzo 2011. L’omicidio è stata una punizione per la sua lotta contro la legge sulla blasfemia
Minoranza
In Pakistan i cristiani rappresentano circa 1’1,6% dela popolazione, cioè quasi 2,8 milioni dl persone. SI tratta della seconda comunità reigiosa dopo quella musulmana, che è ma: voranza assoluta con oltre 170 milioni di fedeli (97% della popolazione) Munirmi 97% (173 milioni) Cristiani 1,6% (2,8 milioni) PAKISTAN INDIA
Intolleranza
Come le altre minoranze religiose, i cristiani del Pakistan saio spesso vittime di intolleranza e violenza. L’ultimo caso è quello di Rimsha (foto in alto), una bimba cristiana di 11 anni, affetta da disordine mentale, arrestata con l’accusa dl aver profanato il Corano
Corriere della Sera – Bambina cristiana di 12 anni stuprata e uccisa dal branco
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