di Luca Miele
Il teatro dell’orrore è stata la città di Quetta,Ia capitale del Baluchistan, provincia funestata dalle violenze settarie. Nel mirino degli estremisti taleban è finita da tempo la minoranza sciita degli hazari.
Dopo la prima esplosione, si è scatenata una vera guerra nel complesso dove erano stati soccorsi i feriti. Uccisi anche nove terroristi, mentre uno è stato arrestato.
La loro unica colpa? Studiare. Un gesto considerato “eversivo”, intollerabile, pericoloso. Che minaccia, dal di dentro, il sistema che i taleban impongono (o vogliono imporre). E così la furia dei fondamentalisti si abbattuta, ancora una volta, contro di loro, contro le studentesse. Ma questa volta con un accanimentorivo di precedenti. Il teatro dell’orrore è la città di Quetta, la capitale del Baluchistan, porzione del Pakistan ricco di risorse ma “frustrato” da anni dalla violenza settaria. Un pugno di studentesse, accompagnate dalle loro insegnanti, sale su un autobus. Si trovano nel campus di una università locale per sole donne. Appartengono – come racconta il capo della polizia locale, Mir Zubair Mehmood alla Reuters – a varie etnia, alcune sono hazara, minoranza sciita bersagliata dai fondamentalisti. Pochi attimi dopo l’autobus esplode. Il mezzo prende fuoco. L’ordigno è telecomandato a distanza. Si contano le prime vittime, almeno 14 tra le studentesse. Si prova a soccorrere le vittime, i superstiti, scatta la corsa all’ospedale. Qui accade l’impensabile. Il terrore non è finito. Il complesso che accoglie i feriti, il Bolan medical complex, il più grande della città, viene attaccato. Si contano almeno tre esplosioni. Si sentono i colpi di arma da fuoco, in rapida successione. Intervengono i corpi speciali. Un medico rinserrato all’interno del complesso riesce a testimoniare all’esterno quello che sta accadendo: «Qui è l’inferno, continuano a sparare – dice alla televisione di Stato Ptv-. Otto persone sono rimaste ferite da
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