Souad Sbai
In pochi giorni due episodi gravissimi di estremismo folle, che hanno portato al massacro di due giovani della seconda generazione in Italia. Ieri una ragazza, nata a cresciuta in Italia da papà tunisino, è stata massacrata dal marito egiziano, peraltro incinta, perché soffocata dal caldo ha voluto togliere il velo. Pestata in mezzo alla strada, con la minaccia ai passanti di non intervenire perché sarebbe toccata loro la stessa fine. Ormai mi aspetto sempre il peggio, quel peggio che con Sanaa, Nosheen, Hina, Rachida e altre pareva ra unto e che o pare non avere mai fine. Anzi è solo l’inizio di un movimento prima sotterraneo o, alla luce del sole che mira ad imporre regole medievali e opprimenti alle seconde generazioni in Italia, quelle seconde generazioni a cui qualcuno vorrebbe “affibbiare” la cittadinanza alla nascita senza però spiegare come e perché si diventa italiani, come e quando ci si può difendere dai soprusi di padri o comunità dedite all’integralismo. Non mi stupirei se qualcuno mi dicesse che non ha visto perché in ferie, perché troppo preso dalle vacanze. Peccato che per alcuni personaggi, alcune associazioni, alcune realtà solo formalmente custodi dei diritti delle donne, su questi argomenti è sempre vacanza. È sempre Ferragosto, è sempre disimpegno. E le giovani della seconda generazione rimangono abbandonate a sé stesse. Ieri bambine, quando denunciavamo che l’avanzata aveva inizio, e o donne, con la mattanza pienamente in atto. Vanno incontro ad una violenza sempre maggiore e soprattutto, cosa ancor più odiosa, giustificata dal multiculturalismo criminogeno, che un giorno forse ci farà digerire anche le “città per sole donne”, velate chiaramente, appena inaugurate dall’Arabia Saudita, l’unico campione di violazione dei diritti umani su cui però la comunità internazionale non posa mai il suo occhio. Pongo una domanda oggi a tutti in questo Paese ancora assopito sul multiculturalismo: è più razzista chi dice no ad evidenti violazioni dei diritti delle donne mascherati da cultura oppure chi si volta dal!’ altra parte e lascia massacrare queste giovani? Spero che qualcuno non mi risponda che questa è «la vostra cultura», cosa che ho già sentito e che rigetto al mittente assieme alla giustificazione dell’estremismo che porta patologicamente con sé. I teologi musulmani Mohammed Ra-shed dell’Università di Al Azhar e Gamal al Banna, fratello minore del fondatore dei Fratelli Musulmani lo hanno detto chiaramente: il velo non è un obbligo religioso e il niqab è un crimine. Punto, non credo ci sia molto da aggiungere, visto che questi due personaggi tra ;4;ono linfa per le loro argomentazioni dal testo sacro e non da una visione personale della storia. Ma noi in Italia preferiamo invitare, come a Milano lunedì prossimo, non quei pochi persona illuminati e studiosi di teologia islamica, bensì le conventions dell’estremismo internazionale, capeggiate in gran fanfara da chi nel suo Paese, la Tunisia tanto per essere chiari, vorrebbe stabilire che costituzionalmente la donna è non uguale ma complementare all’uomo. Alla fine della fiera, però, occorre essere chiari su che Italia vogliamo. Su che generazioni future vogliamo. Insomma, su che idea di Paese abbiamo in testa. Perché occorre sapere che le nazioni si costruiscono nella coscienza delle persone e non solo di chi ci nasce ma anche e soprattutto di chi ci arriva da fuori. Se vogliamo un’Italia libera dal medioevo della coscienza e dalla malvagità costruita dagli estremisti allora si inizi a lavorare per un confronto vero e reale su queste vicende, sensibilizzando sulla verità dei fatti, come noi poche del Pdl facciamo da sempre. Se altrimenti si vuol cedere al multiculturalismo delle corti sharitiche, del niqab e della segregazione allora credo ci sarà poco da fare, perché coloro che spingono in questa direzione sono talmente tanto organizzati e così ben foraggiati da fallire difficilmente il colpo. Se poi il silenzio radical snob prende il sopravvento sulle prese di posizione forti, nessuno credo potrà salvare queste donne dal baratro.
Libero – Toglie il velo per l’afa pestata a sangue
[File pdf - 172 Kb]
Stay Connected