In tutto il mondo le donne continuano ad essere vittime di violenza e discriminazioni
LA VIOLENZA sulle donne apre quotidianamente i titoli di giornali e telegiornali. In quasi tutte le società tradizionali le donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto situazioni di discriminazione. L’istruzione, fino a non troppo tempo fa, era limitata all’apprendimento di abilità domestiche, le donne non avevano accesso a nessuna posizione di potere e il matrimonio è stato quasi sempre considerato un mezzo necessario per garantire alla donna sostegno e protezione. Nel Novecento nei paesi industrializzati la donna sembra aver raggiunto l’uomo nei diritti sulla carta, ma forme di violenza fisica, psicologica ed economica non si sono estinte e restano una piaga della società.
NEL MONDO, l’essere donna assume significati diversi in base alla società di appartenenza, alle regole culturali, alle tradizioni vigenti nel Paese. La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, datata 1948, fu ampliata per volontà delle donne. Esse dimostrarono come le definizioni di diritti umani’ non tenessero conto del modo in cui le violazioni colpissero differentemente i due sessi. Ciò contribuì a far nascere, nel 1979, la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Tale convenzione fu ratificata da 179 Stati, ma il perdurare delle violazioni costrinse i Paesi firmatari ad aggiungere un protocollo grazie al quale le associazioni possono denunciare le inosservanze esistenti nelle Nazioni.
L’UNICEF svela che 1.300 donne muoiono di parto ogni giorno. Tre milioni sono le bambine mutilate tra Arabia, Africa e America Latina, mentre tra 60 e 100 milioni di bambine vengono uccise allo stato fetale o alla nascita per il loro sesso. Le bambine analfabete sono più di 60 milioni e nelle guerre civili le donne sono vittime di stupro. In Iran le donne rischiano l’arresto se non portano il velo e in Arabia le donne non possono guidare o andare in bicicletta. Sono 79 i Paesi che non hanno leggi contro le violenze domestiche e 54 quelli che non hanno leggi anti-discriminatorie. In Europa la violenza è la prima causa di morte per le donne tra i 14 e i 44 anni. Una morte paurosa, ma nascosta. Questa è solo una parte del copione di diritti infranti che prende scena. Una recita scritta e parlata ad alta voce però, per dichiarare ingiustizia e rompere il silenzio.
LE SOLUZIONI L’istruzione femminile va in rete
OLTRE cinquanta atenei in rete per promuovere, in cinque continenti, l’istruzione femminile. È questa la realtà di ‘Women’s Education Wordwide’, un network internazionale che promuove la donna attraverso l’educazione. Educazione femminile e uguaglianza di genere rientrano fra gli otto Obiettivi del Millennio’definiti dall’Onu, il cui termine di attuazione è previsto per il 2015. Obiettivi ancora lontani, se si guardano i dati di Save the Children Italia: nel mondo 69 milioni di bambini non frequentano la scuola primaria, di cui il 54% è rappresentato da bambine; dei 759 milioni di adulti analfabeti, due terzi sono donne. È oramai risaputo che garantire l’istruzione femminile rappresenta un fattore strategico per lo sviluppo. «Un bambino che nasce da una donna istruita ha il 50% di possibilità in più di sopravvivere — spiega Elena Aventi —, garantire l’istruzione alle bambine aumenterebbe il tasso di istruzione al 40%. Secondo uno studio condotto in 100 Paesi, educare le ragazze significa favorire la promozione della democrazia». E, ricordando le parole di una scienziata italiana, scomparsa da poco, Rita Levi Montalcini, si può concludere: «Il futuro del Pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. È alle donne che spetta il compito più costruttivo, di inventare e gestire la pace».
Resto del Carlino Bologna – Rompiamo il silenzio sui diritti infranti
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