di Ma.Fo.
Come da due settimane, anche ieri migliaia di donne in piazza a Delhi e in tutta l’India. E ad Amritsar si suicida ragazza di 17 anni che aveva subito violenza di gruppo
INDIA • Ancora manifestazioni contro la violenza sulle donne nella capitale
Il governo promette misure di legge e ordine. Ma in Punjab una ragazza si suicida: la polizia voleva che ritirasse la denuncia dello stupro subito
Decine di giovani, soprattutto studentesse e studenti universitari, si sono raccolti ieri nel centro della capitale indiana New Delhi, per l’ennesima volta nelle ultime due settimane. Volevano manifestare contro le aggressioni sessuali, lo stupro, gli uomini che odiano le donne, la polizia che non le difende: giovani e ragazze, alcune in uniforme scolastica. Cartelli che dicevano «vogliamo sicurezza., «vogliamo giustizia, o «il mio corpo, i miei diritti». Da due settimane manifestazioni cosi si susseguono a New Delhi, da quando il 16 dicembre una giovane donna è stata selvaggiamente pichiata e violentata da sei uomini su un autobus dove era salita insieme a un amico, a sua volta pestato brutalmente. La giovane, una studentessa paramedica, è da allora in rianimazione in condizioni gravissime e ieri è stata trasferita a Singapore per cure più specializzate. Ieri però le manifestanti non sono riusciti a muoversi dal Gate of India, monumento nel cuore della zona più ufficiale della città: a fronteggiarli c’erano barricate e cordoni di polizia in pieno assetto antisommossa, con lacrimogeni e idranti. Le ragazze hanno cercato di forzare il blocco al grido «riconquisteremo la nostra libertà», ma alla fine il corteo non si è formato. La scorsa settimana proteste simili erano finite in scontri, e da allora la zona degli uffici governativi è off limits per i manifestanti. E’ la prima volta che New Delhi assiste a un’ondata di proteste così ampia su una questione come la violenza sessuale. In gran parte è stata una reazione spontanea a un caso così feroce, e riflette la rabbia di tante donne, soprattutto giovani e studentesse. Ovviamente sull’indignazione pubblica suscitata dall’ennesimo stupro sono saltati anche diversi partiti politici: l’opposizione di centrodestra ha lanciato gravi accuse al partito di governo, il Congress, che non sarebbe in grado di fare fronte a una questione di legge e ordine – in alcune manifestazioni sono comparsi cartelli con il disegno del cappio e appelli alla castrazione o alla pena di morte contro gli stupratori. Preso in contropiede dalle proteste pubbliche, il partito di governo è stato lento a rispondere. E ora sembra alla rincorsa: dapprima ha annunciato maggiori controlli sul personale degli autobus privati, poi costituito commissioni di inchiesta sull’operato della polizia nel caso del 16 dicembre, infine incaricato una commissione di giuristi di rivedere la legislazione attuale in materia di aggressioni sessuali. Ieri un vice-ministro degli interni federale, R.P.N. Sigh, ha annunciato che sarà creato un data base su tutti i condannati per stupro, un archivio con nome, foto e indirizzo consultabile sul sito web della polizia. Sempre ieri una commissione parlamentare ha convocato il capo della polizia metropolitana di New Delhi, per chiarire gli eventi: la chief minister (capo del governo) del territorio federale di New Delhi, signora Sheila Dixit, ha chiesto le sue dimissioni accusandolo di aver tentato di coprire le inefficenze della polizia nei casi di aggressioni sessuali. L’atteggiamento della polizia di fronte alla violenza sulle donne è parte del problema, come sottolinea una nuova, atroce notizia proveniente da Amritsar, capitale del Punjab indiano. Una ragazza di 17 anni, vittima di uno stupro di gruppo denunciato lo scorso novembre, si è sentita ripetutamente chiedere dalla polizia di ritirare la denuncia, accettare un matrimonio «riparatore» con uno degli aggressori, o almeno un risarcimento: al punto che la giovane si è tolta la vita. La televisione Ndtv, che riferisce la notizia, dice che solo dopo il suicidio sono stati arrestati tre stupratori, un ufficiale di polizia è stato licenziato e un altro sospeso. «Il fatto è che la cultura dominante riguardo alla violenza sessuale è terribilmente arretrata», commenta Kalpana Sharma, giornalista di Bombay che nella sua ultima rubrica chiede «cosa succede agli uomini indiani?». La violenza sessuale non è certo cosa nuova, ma in una megacittà come New Delhi, osserva Sharma, è relativamente nuovo che tante giovani donne siano nelle scuole, nel lavoro, nello spazio pubblico: e si scontrano con una cultura maschile che non le rispetta. «la società urbana è in transizione, e le donne ne pagato il prezzo.
il manifesto – Non si placa la rabbia delle donne contro gli stupri – Ragazze in piazza Delhi blindata
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