di Letizia Cini
PREMIATA A FIRENZE Nkosazana Dlamini-Zuma presidente della Commissione dell’Unione Africana
FIRENZE UNA DONNA di ferro, dai modi dolcissimi. Calma, lo sguardo fiero di chi crede in quello che dice, Nkosazana Dlamini-Zuma, 63 anni, presidente della Commissione dell’Unione Africana dallo scorso 15 luglio (prima donna), ieri era a Firenze per ricevere dal sindaco Matteo Renzi il premio “Renaissance Woman of the Year 2012″, istituito dal Consiglio di Amministrazione della Palazzo Strozzi Foundation Usa. Attuale ministro degli Interni per il governo sudafricano ed ex-moglie del presidente sudafricano Jacob Zuma, Nkosazana Dlamini ha lavorato nel movimento “Underground”, al fianco di Nelson Mandela, «e successivamente, durante il suo primo mandato presidenziale, 5 anni come ministro alla Sanità», spiega ai giornalisti, raccontando i suoi grandi progetti.
«Cinquant’anni che cambieranno l’Africa, portandola ai vertici mondiali», sorride Nkosazana Dlamini-Zuma. Partendo da dove, presidente?
«L’Africa ha infinite risorse, il 60 per cento della popolazione è giovane, il 50 per cento sono donne: è da lì che dobbiamo cominciare. Gli investimenti vanno studiati per le nuove generazioni».
Come prepararle?
«Dando loro la possibilità di imparare. La donna africana è molto creativa: occorre lasciarle spazio per farla diventare parte integrante del business, quindi dell’universo politico africano e mondiale».
Istruzione o lavoro?
«Entrambe le cose: già oggi il 60 per cento del nostro sviluppo dipende dall’agricoltura (nel 75 per cento dei casi sono le donne ad occuparsene), ma questa attività non dev’essere vista solo ai fini del consumo interno, ma anche dell’esportazione nel mondo dei nostri prodotti. Non grandi aziende, ma piccole e medie imprese, sul modello di quelle italiane, che vogliamo prendere a esempio. E non solo».
Ovvero?
«Guardiamo con interesse all’Italia. Il nostro impegno è trovare imprenditori italiani capaci, che vengano a fare investimenti in Africa: occorre collaborare per creare un’industria capace di si svilupparsi parallelamente all’agricoltura. E, con impresa e commercio, diventa indispensabile la crescita della tecnologia».
Per arrivare dove?
«Negli ultimi anni lo sviluppo e la crescita ci sono già stati, con una media continentale del 5 per cento, e 6 delle 10 realtà economiche mondiali che crescono più rapidamente sono africane. La sfida ora è estendere a tutti gli altri Stati questo processo di sviluppo».
Utopia?
«No. L’Africa ha il 60 per cento delle terre coltivabili mondiali e immense risorse naturali come il petrolio, che vanno sfruttate per trasformarla».
Lei ha fatto ricerca scientifica e lavorato nel settore non profit; oggi è simbolo di un rinascimento del continente africano e riceve un premio qui, nella città del Rinascimento…
«Ne sono consapevole, e questo accresce l’emozione, anche perché il prossimo anno celebriamo il cinquantenario dell’Unione Africana, dedicato proprio alla “riunificazione e al rinascimento” dell’Africa. Ma questo premio non è solo per me, ma per tutte le persone che ho incontrato nel mio Paese, a partire da Nelson Mandela, che hanno contribuito a farmi arrivare a questo punto».
Un messaggio per i tanti giovani africani che vengono in Europa a cercare fortuna?
«Non parole, ma un progetto: occuparci della loro istruzione e dell’addestramento. Cercando di debellare la corruzione».
«Nelson Mandela? Spero che guarisca presto»
LA PRIMA domanda è per lui. «Come sta Nelson Mandela? Risponde con un velo di commozione nella voce Nkosazana Dlamini-Zuma, presidente della Commissione dell’Unione africana: un cambiamento storico per la diplomazia africana. La prima donna alla guida dell’immenso Continente, segnale di speranza per tutte le altre donne che finora non hanno avuto voce. «Nelson Mandela è un uomo molto anziano – spiega Nkosazana Dlamini-Zuma, amica e collaboratrice dell’ex presidente Mandela -. Mi auguro che possa rimettersi presto, uscire dall’ospedale e tornare alla sua vita normale, sia pure la vita di una persona molto anziana». «Un personaggio di imenso valore, con il quale ho collaborato nel movimento “Underground” in Sudafrica durante la lotta contro l’apartheid – riprende Dlamini-Zuma – e come ministro della Sanità, per cinque anni, durante il suo primo governo. Il premio che ricevo a Firenze è anche per lui».
Le. Ci.
Intervista a Nkosazana Dlamini-Zuma – La Donna d’Africa
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