Da ministra delle Pari opportunità posi al centro i diritti delle donne. La nostra indagine sulla violenza aprì gli occhi a tutti
BARBARA POLLASTRINI
ROMA
QUEST’ANNO L’ONU, COME IMMAGINE PER LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE, ha voluto una Monna Lisa con l’occhio pesto e le labbra piegate. Sotto, una didascalia: «Potreste vivere senza questo sorriso?». Ma il fatto è che se ogni 60 ore in Italia viene uccisa una donna, significa che troppi uomini quel sorriso lo vogliono punire, annichilire. Anche per questo l’Onu ha adottato la parola femminicidio, per declinare l’inferno quotidiano di milioni di donne e bambine. Sono le molestie, le violenze consumate da ex partner o da sconosciuti incrociati per strada. Sono gli acidi sui volti, le percosse a chi si sveste del burqa, sino al non nascere quando a nascere sarebbe una donna. La sintesi di tutto ciò è che l’uguaglianza per le donne resta incompiuta. Da qui l’offesa ai diritti umani di tanti, quasi sempre i più poveri e indifesi. Per chiunque, nero o disabile, migrante o semplicemente più fragile. Anche questa – a proposito di etica pubblica – è una dimensione del potere. Un potere da cambiare nelle logiche, nell’agenda. Nel mondo il conflitto contro l’indipendenza, la libertà delle donne, genera più morti e feriti di ogni altra guerra. E qualcosa che dovrebbe interrogare ogni uomo perbene e qualche donna indifferente all’annichilimento persecutorio. La vera barbarie è nella volontà di dominio sul corpo femminile, per dimostrare machismo, per sfregiare con lo stupro un popolo sconfitto, per un bullismo patologico. Nella mia breve esperienza come ministra, e lo scrivo con umiltà, ho cercato di porre i diritti umani delle donne in cima a ogni altra politica. Venne anche da li l’indagine con i suoi dati scioccanti sulle violenze, presentati per la prima volta. Di seguito il tentativo di una risposta con la legge-quadro approvata dal governo e il fondo per il Piano d’azione. Poi è andata come sappiamo. Dall’opposizione non sono mai mancate proposte e sostegno quando si trattava di diritti e sicurezza delle donne. È avvenuto perla legge contro contro lo stalking. Ma la regressione era pervasiva. Sono stati colpiti principi di rispetto delle persone. Alimentata la denigrazione verso ogni diversità, alibi su cui scaricare paure e offese. E così i diritti sono diventati «regalie» o «generosità compassionevoli a la carte». Ma l’aria da tempo è cambiata. Le sciarpe bianche ne sono state il simbolo e la magia. Anche per questo è forte la voce di chi chiede alle attuali ministre e al governo che questo 25 novembre risponda con atti concreti al «Basta alla violenza» delle piazze. Un fondo sostanzioso per il Piano d’azione, basato sulla prevenzione, sull’aiuto alle vittime, sul sostegno a centri e reti antiviolenza, sulla certezza della pena. Un programma educativo, informativo. Di tutela delle donne che percepiscono il rischio, di recupero di uomini che riconoscano per tempo la malattia, di reclusione per altri e rieducazione, come sostengono i progetti di legge migliori non ultimo quello presentato al Senato. Insomma l’uguaglianza dei diritti umani civili, sociali segna la storia delle civiltà. Ora che, come dice Bersani, può toccare a noi, ricordiamocelo perché la dignità delle donne, che sia la sicurezza, il lavoro, la fecondazione assistita o la scuola pubblica, allargano il benessere di tutti.
L’Unità – L’aria sta cambiando Il governo agisca
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