di Raffaello Masci
Anna Serafini, senatrice del Pd, cosa fa l’Italia per contrastare gli omicidi femminili?
«Poco, pochissimo. II report dell’Onu su questo tema ha segnalato un allarme per il nostro Paese. E lo stesso ha fatto l’Europa con la convenzione di Istanbul. Io ho lungamente lavorato con le associazioni femminili e da questa collaborazione è nato il disegno di legge che tre giorni fa ho presentato in Senato. Quindi ora una cosa specifica si sta facendo, e la sta facendo il Pd».
Cosa dice questa sua proposta di legge?
«Agisce su tre piani distinti e concomitanti: prevenzione, tutela e repressione. Prevenzione vuol dire lavorare molto nella scuola per far crescere una cultura delle relazioni umane tra i sessi. E vuol dire anche promuovere un codice di autoregolamentazione per i media. Per quanto riguarda la tutela, vogliamo che le donne imparino a denunciare tutte quelle forme di aggressione verbale e fisica che preludono alla violenza, sapendo che troveranno una “corsia rosa”, cioè un equipe di ascolto specializzata, negli ospedali, nelle asl e presso le forze dell’ordine. E poi vuol dire offrire un posto sicuro per la donna e per i figli una volta presentata la denuncia, perché una non può tornare a casa dal marito che la picchia. Già esistono 258 centri antiviolenza con 500 posti letto, ma non bastano».
E per quanto riguarda la repressione?
«Processi più brevi, con una corsia preferenziale per queste materie. Estensione della legge Mancino sulla violenza per ragioni razziali anche alle violenze di genere, omofobia compresa. Infine una aggravante se la violenza viene esercitata in presenza di minori».
La Stampa – Intervista ad Anna Serafini – «La mia proposta su tre livelli- prevenzione, tutela e repressione»
[File pdf - 112 Kb]
Stay Connected