di Alessandro Laterza
OGGI GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA QUANTE FACILI ATTENUANTI NELLE MANI OMICIDE
Con la vita degli altri e con la nostra non si gioca
LE 115 VITTIME DEL 2012
Donne uccise da mariti, fidanzati amanti, padri. Il vuoto che c’è dietro il crollo delle relazioni
Centoquindici uccisioni di donne dall’inizio dell’anno, in Italia. Centoquindici uccisioni che hanno visto la mano di mariti, fidanzati, amanti, padri e parenti, ma anche di conoscenti o frequentatori occasionali, scagliarsi contro donne di tutte le età, provenienze ed estrazioni: un sanguinoso e paradossale esercizio di democrazia del massacro che non conosce distinzioni e eccezioni. Centoquindici storie diverse, ciascuna delle quali andrebbe certo vista nel dettaglio per capirne le dinamiche, i contesti, le cause scatenanti. Ma verso le quali siamo stati tutti – uomini e donne, anziani e giovani, politicamente educati o ineducati – troppo indulgenti. Quando si tratta di mogli, compagne, fidanzate, figlie, troppe volte abbiamo pensato che la violenza all’interno delle mura domestiche – compresa quella sessuale – sempre c’è stata e che ora ne prendiamo atto solo perché ne abbiamo notizia. Come se questo spieghi o giustifichi alcunché. Quando si tratta di prostitute o donne che hanno subito aggressioni da parte di conoscenti occasionali o incorse in agguati notturni o in posti isolati, troppe volte abbiamo pensato che «se la sono andata a cercare». Come se la mano omicida possa mai trovare attenuante in un presunto fattore di «provocazione» da parte della vittima. E’ forse tempo di stabilire che tutto ciò è semplicemente e definitivamente inconcepibile, inaccettabile, intollerabile. Stabilita questa affermazione, resta però da chiedersi se in questa strage senza fine si perpetri anche per ragioni che sono nuove. Io credo di sì. Nella realtà attuale le relazioni di coppia stabili hanno perso totalmente ogni rilevanza sociale e famigliare: che si sia sposati, conviventi, separati, divorziati, gaudenti o libertini, non interessa più a nessuno. Questi non sono più titoli di inclusione o esclusione sociale. E’ una grande conquista di libertà. Ma anche un grande fattore di rischio. Le relazioni di coppia non hanno più vincoli e ragioni di essere che non siano all’interno del rapporto faccia a faccia tra uomo e donna. Da questo confronto uomini e donne escono spesso parimenti perdenti. La costruzione quotidiana di una relazione autoconsistente è difficile, faticosa. La differenza è nella reazione. Le donne a un certo punto capiscono e diventano verbalmente o tacitamente aggressive. Si rifanno in genere sui figli, se ci sono. Gli uomini non capiscono. Perdono il controllo della situazione. Non accettano la demolizione della propria credibilità. E diventano spesso violenti. In alcuni casi sino all’omicidio. In un’infinità di casi sino alle percosse, allo stupro, alle molestie, allo stalking, alla violenza psicologica. Tutto questo cambierà, deve cambiare. Ma richiederà il tempo e le contraddizioni di un’ulteriore evoluzione delle relazioni tra i generi. Di pari passo corre la questione della progressiva perdita di senso della realtà che è frutto dell’avvelenamento media-tico moltiplicato dalla diffusione della splendente chincaglieria dei nuovi mezzi di comunicazione. La violenza è protagonista nell’informazione, nel cinema, nella televisione. Per suscitare la nostra sonnolenta attenzione la violenza fisica e la pornografia emotiva dilagano nei contenuti e, soprattutto, nello stile, nei toni. Corpi straziati e passioni e sentimenti anabolizzati a buon mercato. E tutto viene moltiplicato nell’esibizionismo e nel voyeurismo su Facebook e YouTube, nelle seconde e terze vite vissute nei blog e nelle chat. Il confine tra realtà e finzione diventa labile. Molti maschi che usano violenza sulle donne, ma anche molte madri che trucidano o brutalizzano i figli e molti adolescenti che si tolgono la vita, non hanno ben chiara la definitività del proprio gesto. Non sono consapevoli che non stanno recitando una parte che cessa al termine della ripresa televisiva o interpretando una simulazione dimostrativa. E qui non può esserci indulgenza. Con la vita degli altri e con la propria non si può giocare. Quando si brandisce un coltello o si afferra al collo una persona non c’è gradazione di maggiore o minore crudeltà. C’è solo morte, dolore e buio. Bari, vietato calpestare Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tra le varie manifestazioni in tutta Italia, a Bari le associazioni «Giraffa Onlus» e «Veluvre—Visioni Culturali», promuovono «Vietato Calpestare». Dalle 11,30, in via Sparano, a partire dalle 11.30. sagome femminili sull’asfalto e letture di: Luciano Anelli, Daniela Baldassarra, Francesco Carofiglio, Salvatore Casciaro, Valentina Chiefa, Stefano Costanti-ni, Carlo Curci, Rosa Anna Depalo, Carmela Formicola, Michele Laforgia, Francesca La Malfa, Giuseppina Laricchiuta, Anna Losurdo, Piero Manzari, Rachele Marseglia, Annamaria Minunno, Gigi Pansini, Corrado Petrocelli, Titti Potito, Luca Scandale, Andrea Simonetti, Enrica Simonetti, Antonio Stornaiolo, Maddalena Tulanti, Belma Tuzi, Manuel Virgintino.
Gazzetta del Mezzogiorno – Il «femminicidio» che non vediamo
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